di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)
Fa parte della storia della Juventus, lui, romano doc. Angelo Di Livio, sei anni in bianconero, ma ha cominciato proprio nelle giovanili della Roma. Tantissime le sfide col Napoli, un pilastro della Nazionale Italiana e rappresentante del nostro calcio. Un vero guerriero, soprannominato 'Soldatino' da giovane, tra le sue esperienze c'è anche una parentesi con la Nocerina, in C1. La redazione di CalcioNapoli24 ha raggiunto, in esclusiva, l'ex calciatore di Juventus e Fiorentina per affrontare svariati temi, dalla Supercoppa di Doha, alla sfida di domenica sera al San Paolo:
A Nocera nell''86/'87 in C1. Che esperienza fu, come sono i tifosi campani? "Per me fu un'esperienza importantissima. All'epoca c'erano due gironi, A e B, e il B era tostissimo, molto più fisico dell'A. Io avevo bisogno di acquisire qualcosa sotto il profilo fisico e l'avventura di Nocera mi servì proprio per questo. Fu un'annata fantastica, i tifosi campani li conosciamo molto bene, sono sempre molto calorosi. Con me c'era anche Aldo Firicano, siamo gli unici ad aver toccato livelli alti nel mondo del calcio. Inoltre, sento di ricordare Giacomino di Caprio, persona che non c'è più. Mi spiace solo che la Nocerina non navighi in ottime acque al momento".
Soldatino, chi ha inventato questo soprannome e quando? "Ci pensò Roby Baggio. Diceva che correvo come un soldatino. E' un soprannome che mi son portato dietro per sempre".
Hai ricoperto il ruolo di osservatore della Nazionale Italiana. Oltre ad Insigne, quali sono gli azzurri che potrebbero far comodo ad Antonio Conte? "Gabbiadini! E' un grandissimo acquisto per il Napoli e potrebbe essere utile anche alla Nazionale Italiana".
E Christian Maggio? Giocavate insieme con la Florentia Viola. "Sì, formavamo una coppia straordinaria su quella fascia, lui giocava in difesa ed io a centrocampo. Non lo taglierei dal giro della Nazionale, l'esperienza è sempre molto importante".
Tutte le giovanili con la Roma, poi l'esordio in A, con la Juve, proprio coi giallorossi di fronte. A Gabbiadini capiterà una situazione molto simile tra quattro giorni al San Paolo. Come si gestiscono certe sfide? "La mia fu una coincidenza incredibile, ma quando scendi in campo dimentichi qualsiasi cosa. Se scegli di fare la vita del calciatore devi scordarti certe sensazioni. Ed io sono uno che non ha mai nascosto la propria fede giallorossa eh..."
Possiamo dire che Marcello Lippi sia stato l'allenatore che più ti abbia valorizzato? "Assolutamente sì, io sono stato molto fortunato. Ho avuto tantissimi allenatori bravi: c'era Trapattoni, Ancelotti, ma anche Fatih Terim che per me fu una sorpresa".
Dalla Juventus alla Fiorentina, poi la retrocessione in C2 causa fallimento. Cosa ti spinse a restare in viola? "L'amore per quella maglia e per la tifoseria. Purtroppo certe qualità stanno venendo a mancare nel calcio moderno, ma io ero così. M'innamoravo della maglia che indossavo, perciò rendevo molto meglio. E vi dirò, sono fiero di avere questo carattere"
A destra, a sinistra, in difesa e a centrocampo. Chi è il Di Livio di oggi? "Si chiama Alessandro Florenzi. Mi somiglia molto per qualità, ma soprattutto per la mia duttilità. Questo tipo di calciatori danno la possibilità agli allenatori di avere più alternative in campo".
Le sfide col Napoli, che ambiente ricordi quando venivate al San Paolo? "Per me ogni partita era uguale, ma è vero che trovavamo spesso un ambiente molto ostile a Napoli. C'è sempre stata rivalità calcistica tra Juventus e Napoli, ma ricordo una piazza molto esigente, calorosa, che ti trasmetteva un'energia incredibile. Dispiace vedere che negli ultimi tempi si sia andato oltre la rivalità e vedere che ci sia addirittura odio tra le tifoserie. Col Napoli abbiamo fatto belle sfide, alla fine vincevamo spesso perchè non era il Napoli di oggi".
Sei mai stato vicino a vestire la maglia del Napoli in carriera? "Ci furono dei contatti tra me ed Edy Reja, al primo anno di Aurelio De Laurentiis a Napoli. Volevo continuare a giocare, poi non si fece più nulla".
Il calciatore del Napoli che più t'intimoriva? "Ciro Ferrara. Prima di vestire la maglia della Juve lo temevamo tutti. Era molto forte fisicamente, per fortuna siamo diventati amici (sorride ndr.)".
Baggio, Del Piero, Totti e Zola. Ce ne sono altri? "Io ci aggiungerei anche Totò Di Natale e Luca Toni, gente che combatte ancora e non molla mai. Non esistono più questi calciatori".
Nalla tua Juve capitò, anche se per poco, un certo Fabio Pecchia. Che rapporto avevi con l'avvocato'? Come mai non sfondò a Torino? "Diventare amici all'epoca era molto semplice, in quella squadra. Avevo un ottimo rapporto con lui, per le qualità che aveva poteva fare di più, ma la squadra che trovò era già amalgamata e non era semplice trovare spazio".
Supercoppa di Doha. Cos'ha fatto la differenza? "Il carattere degli azzurri. Sembrava tutto facile per la Juve, poi è uscito fuori il carattere del Napoli ed hanno vinto. Le squadre che hanno carattere possono andarsela a giocare ovunque".
Meglio Tevez o Higuain? "Io vorrei vederli insieme, sarebbero una coppia perfetta. Higuain è più una punta, Tevez gioca sulla trequarti".
E di Lorenzo, tuo figlio, che ci racconti? "Ha qualità importanti, ma non basteranno per fare il calciatore. La Roma crede molto in lui, ma per ora è giusto che continui a divertirsi col giusto atteggiamento".
Un giorno vedremo Angelo Di Livio su qualche panchina? "Non credo, ho fatto l'allenatore per qualche anno coi giovani, poi ho smesso. Mi diverto a fare l'opinionista in tv".
Un consiglio a De Laurentiis. Se andasse via Benitez a chi affideresti la panchina azzurra? "A Sinisa Mihajlovic che sta facendo un lavoro straordinario a Genova. Ormai è pronto per una grande squadra come il Napoli".
Pronostico secco, come finirà Napoli-Juventus? "1 a 1".
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