di Dino Viola
Per certi aspetti e per questo inizio stentato in campionato, il Napoli di Sarri ricorda quello della stagione 93/94, allenato da Marcello Lippi. Quella squadra riuscì poi a centrare la qualificazione Uefa, esprimendo un calcio piacevole. Domenica al San Paolo c’è l’occasione per Sarri di conquistare la prima vittoria in campionato. Napoli-Lazio è la partita in cui ci si aspetta una risposta di continuità alla gara col Brugge, anche per meglio comprendere le ambizioni degli azzurri ma è anche la gara di un doppio ex come Renato Buso, che di quel Napoli di Lippi fu una pedina fondamentale.
Un inizio stentato nei risultati e un allenatore al centro del progetto. C’è più di un punto che accomuna il Napoli di oggi con quello della stagione 93/94.
“Non partimmo bene quell’anno in campionato. Ricordo che c’erano diversi problemi in società: difficoltà di gestione che influenzavano non poco la squadra. Avemmo un inizio simile al Napoli di adesso, come risultati intendo. Lì però c’erano problemi gravi a livello societario e Lippi chiuse le porte: nel senso che difese la squadra e prese delle decisioni anche abbastanza forti, scelte non facili e da lì ci fu il decollo. Capimmo che l’allenatore era sicuro di quello che faceva, del suo progetto tattico: ci credeva. Lui difese la squadra che in quel periodo era in balia di un po’ di tutto, anche se in quello spogliatoio c’era tanta personalità: Taglialatela, Policano, Bordin, Ferrara..,”
Stavolta sembra però che tutto ruoti intorno alla scelta di un modulo e alla difficoltà in difesa.
“Il Napoli in campionato ha subito troppi gol ma assimilare i dettami tattici di Sarri non è proprio così semplice. Lui non lavora sull’uomo ma sulla palla. Sono meccanismi tra centrocampo e difesa che si miglioreranno col tempo al di là della disposizione in campo. I moduli contano poco, bisogna lavorare comunque molto sui movimenti in difesa e sugli schemi”.
A proposito di moduli: in carriera ha giocato da seconda punta e da esterno d’attacco nel 4-3-3 : la differenza sostanziale dov’è?
“La differenza sta nella porzione di campo sulla quale muovere il tuo raggio d’azione. Da seconda punta sei più un riferimento prevedibile, talvolta sei spalle alla porta e fai un determinato tipo di movimento. Da punta esterna invece ti trovi già rivolto verso la porta, col destro e col sinistro puoi cercare il fondo o la via centrale per la conclusione. Il Napoli, e questo bisogna dirlo, ha poche punte centrali ma molti esterni d’attacco forti che sanno giocare sull’esterno”
Un piccolo salto nel tempo, al Buso calciatore che seppe imporsi da giovanissimo in squadre come Fiorentina e Juventus. Perché i giovani di adesso hanno difficoltà ad emergere?
“Noi eravamo giovani che vivevano tutto con distacco. Avevamo la voglia e la passione di emergere e il giovane talento veniva visto come un elemento di normalità, da inserire come di consueto in un gruppo composto da giocatori esperti. Il giovane talento di allora non era ancora visto come una risorsa economica. Poi il calcio ha conosciuto un certo tipo di evoluzione ed il giovane ad oggi è diventato un business. Il giovane è diventato un capitale da difendere, un capitale fondamentale. Questo lo distrae dall’apprendimento e non fa si che diventi completo. Dovrebbe pensare ad imparare ed invece intorno a lui si creano delle situazioni che diventano troppo importanti. Partendo dal procuratore, giusto per fare un esempio. O dalle squadre che ti inseguono, magari anche straniera che può portarti via in qualsiasi momento. Sino a crearsi situazioni paradossali, in cui chi sta vicino al giovane calciatore cura degli enormi interessi e questo non porta ad un beneficio calcistico. Di sicuro economico, quello si”.
Ritorniamo al campionato: la sfida con la Lazio può dirci qualcosa sulle ambizioni del Napoli?
“Vedo un campionato tirato per la vittoria dello scudetto: la Juventus ha qualche difficoltà, c’è una Roma sopra tutti e lo ha dimostrato col Barcellona. Il Napoli e l’Inter possono ambire allo scudetto: hanno qualità e mezzi per lottare, sono sullo stesso piano. La partenza conta ma il Napoli può rientrare a cominciare dalla partita con la Lazio, che non sta attraversando un periodo semplice nonostante la vittoria di domenica scorsa. Forse è una delle peggiori avversarie in questo momento, non sarà una partita facile ma spero in una gara spettacolare”
C’è un Napoli-Lazio spettacolare che porta la sua firma: lo ricorda?
“Me lo ricordo, Sulla panchina c’era Boskov, avevo male alla caviglia e mi fece fare un’infiltrazione per giocare quella partita. Il primo tempo finì sullo 0-2 per loro. Sbagliammo anche un calcio di rigore con Benny Carbone. Poi ci furono due gol di Rincon e quindi il gol del 3-2 lo feci io. Un tiro sul primo palo di Marchegiani. Ricordo ancora il boato della curva, lo porto con me”. (Napoli-Lazio 3-2 video in allegato)
Già Boskov…
“Un uomo fantastico, un uomo di altri tempi. Assomigliava più ad un padre che ad un allenatore. Di grande furbizia e perspicacia ma un uomo di grande animo. Negli allenamenti riusciva a comprendere e ad entrare nella psicologia dei ragazzi. Aveva una sensibilità enorme, lo ricordo con affetto, uno degli allenatori più umani”.
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