di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)
Otto lunghi anni trascorsi nell'ormai 'sempre più sua' Empoli da calciatore, ad oggi allena i Giovanissimi Nazionali della società del presidente Corsi. Antonio Buscè, nativo di Gragnano, non è mai riuscito, però a coronare il sogno di vestire la sua maglia del cuore, quella del Napoli. La redazione di CalcioNapoli24 l'ha raggiunto in esclusiva per farsi raccontare gli sviluppi della sua carriera e il suo mancato approdo in azzurro:
Acquistato da giovanissimo dal Ravenna, avevi solo sedici anni. Ti trasferisti in Toscana, ma dopo poco facesti ritorno a casa per nostalgia. Ci racconti come andò la tua prima esperienza da calciatore professionista? "Sì, restai un mese e mezzo a Ravenna, poi presi un treno e tornai a casa, non ce la facevo a restare lontano dai miei affetti. Andai via di casa nell'agosto del 1992, non avevo ancora compiuto 17 anni e per me non fu una scelta semplice. Dopo circa un mese chiamai il responsabile tecnico del momento che era Giovanardi e gli dissi che sarei sceso in treno per tornare a casa. Ammisi a chiare lettere che non avevo il coraggio di restare lì. Mio padre voleva a tutti i costi che io diventassi un calciatore e ci rimase malissimo della mia scelta, infatti a casa c'era un po' di gelo tra noi. Sono l'unico maschio di cinque figli, l'ultimo. Mio padre voleva un maschio per farlo giocare a calcio, pensa che delusione ebbe quando gli comunicai che non volevo più giocare a Ravenna. Però dopo un po' di tempo la società si rifece viva dicendomi che se avessi voluto ripensarci, un posto per me c'era ancora. Nell'ambiente di casa mia rischiavo di rovinarmi, non esitati a scegliere di tornare a Ravenna con la testa giusta per fare il calciatore. Accettai la proposta e mi misi in viaggio".
Cosa permette all'Empoli di lavorare così bene sul settore giovanile? Come mai il Napoli ha più difficoltà a sfornare giovani talenti? "La differenza tra l'Empoli e il Napoli sta nella competenza nello scegliere i ragazzi. Poi l'ambiente è completamente diverso, ad Empoli ci si può permettere di aspettare un calciatore, a Napoli non c'è tempo. Ad Empoli lavoriamo per portare giovani in prima squadra e se si retrocede non è un dramma, a Napoli non ti puoi permettere di non avere risultati. Vi faccio l'esempio di Tonelli. Quattro anni fa, quando vincemmo lo spareggio per restare in B, contro il Vicenza, era considerato non così forte dalla piazza empolese. La tifoseria lo criticava e tanto. La società, però, ha avuto la pazienza di aspettarlo ed, ad oggi, gioca stabilmente in Serie A. Qui è la differenza tra Napoli ed Empoli".
Conoscerai bene la tifoseria del Napoli. Secondo te fa sempre bene alla squadra o certi atteggiamenti non fanno altro che demoralizzarla? "Il tifoso del Napoli è esigente e fa sempre bene alla squadra. Però se fossi nella società proverei a spiegare che ogni progetto va aspettato, assimilato e ci vuole del tempo. Basterebbe solo essere più chiari. Non oso immaginare che ambiente ci possa essere a Napoli se si dovesse perdere ad Empoli..."
La tua stagione migliore e quella peggiore della carriera. "La più bella fu quella 2004/05, quando vincemmo il campionato di Serie B con Mario Somma in panchina. Feci un gran campionato, avevo trent'anni. Si può dire che ho imparato più cose in un anno con Somma che in tanti anni di calcio. Devo tanto a quella persona. Ero un esterno alto, un'ala e lui mi spostò a fare il terzino in una difesa a quattro. Non a caso, anche negli anni successivi, ci furono allenatori che mi schieravano in difesa, ma fu un'intuizione di Somma, devo dirlo".
E la stagione peggiore? "Quella in cui retrocedemmo nel 2007/08. L'anno prima arrivammo in Uefa con Gigi Cagni, l'anno dopo successe di tutto e finimmo in B".
In quella stagione però batteste il Napoli al San Paolo, no? "Sì, per tre a uno. Segnò Budel e Pozzi fece la doppietta".
Il sogno di vestire l'azzurro non sei riuscito a realizzarlo. C'è mai stata l'occasione di venire a Napoli? "Concretamente no, sono sincero, ma mi sarebbe piaciuto da impazzire. E' il mio unico rammarico".
Da cursore di fascia destra, ci sai spiegare le difficoltà che sta trovando Maggio da quando è passato dal fare l'esterno in un centrocampo a cinque al difensore in una difesa a quattro? "Giocando a quattro devi saper fare la cosiddetta 'diagonale', mentre se fai il quinto a centrocampo non hai questo compito. A quattro devi pensare più a difenderti che ad attaccare. Lui è bloccato a livello mentale, se spinge lo fa con paura perchè sa che nessuno può coprirlo alle spalle".
E Hysaj? Fa fatica a sinistra, è evidente. Non credi? "Per un anno e mezzo ha giocato a sinistra ad Empoli".
Sì, ma gli riesce difficile arrivare sul fondo per crossare, è costretto sempre a rientrare sul destro, anche quando deve fare un passaggio corto. "Ecco, qui torniamo al discorso di prima. A lui pesa tanto la maglia del Napoli, per lui conta molto l'aspetto mentale. E' bravo, ma ha bisogno che la piazza lo aspetti, per almeno quattro o cinque mesi. Deve abituarsi a giocare davanti a sessanta mila persone, deve abituarsi a dover vincere ogni domenica. E' una questione di pressione".
Eppure ci parlavano di un ragazzo sfrontato, molto deciso, dal carattere forte. "E' vero, infatti è così. Questo carattere uscirà fuori col tempo, vedrai".
Hai mai sofferto il cambiamento di maglia durante la tua carriera? "Sì, lo ammetto. Quando andai a Bologna trascorsi un paio di mesi difficili all'inizio. C'erano personalità forti nello spogliatoio, da Di Vaio a Guana passando per Zalayeta ed Adailton, non fu semplice. Poi col tempo riuscì ad esprimermi sia sul campo che fuori. E considera che ero già maturo, pensa che impatto può avere un classe '94 con la realtà di Napoli..."
Che rapporto hai con Sarri? "Ci conosciamo bene, lo vedevo spesso gli anni scorsi qui all'allenamento ma non parlavamo chissà quanto. Me lo ricordo anche quando allenava il Pescara in B. E' un uomo genuino, gli piace insegnare il calcio a 'pane e vino'".
Saponara interessava al Napoli, poi è rimasto ad Empoli. Come mai? "Riccardo vuole a tutti i costi consacrarsi qui ad Empoli. Ha fatto una scelta, ha deciso di restare un altro anno per poi andar via in un grande club se si sente pronto".
Il terzino più forte che abbia mai sfidato sulla tua fascia di competenza. "Quando sapevo che avrei dovuto sfidare Paolo Maldini era sempre complicato. Ho avuto modo di poterlo affrontare nel momento più forte della sua carriera, ti assicuro che non era per niente facile".
Si parla un gran bene di Dioussè, classe '97, che Giampaolo sta impiegando da titolare davanti la difesa. "E' fortissimo, ha un carattere imponente, pensa come un trentenne. Non sembra di essere così giovane, infatti anche Sarri lo portava spesso in prima squadra l'anno scorso".
Il tuo amico di sempre nel mondo del calcio. "Quando si scende in campo vedevo solo 'nemici', lasciatemi passare il termine calcistico. Legai tanto con Tommaso Rocchi, avevamo un rapporto fraterno, poi andò via e iniziò a girare spesso così perdemmo i contatti. Però qui ad Empoli, il giovedì sera, organizziamo la partitella tra le vecchie glorie e c'è Mastronunzio, Daniele Baldini, Pane e anche Cupi, collaboratore di Marco Giampaolo".
L'anno scorso Carmine Esposito, altro ex Empoli, indoviò il risultato di Napoli-Empoli che finì 2 a 2. Ora tocca a te. "Secondo me finirà pari tra Empoli e Napoli. Io dico 1 a 1. Sarà la gara della paura per entrambe le squadre".
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