di luca cirillo
Nato a Castellammare di Stabia da genitori originari di Torre Annunziata, Bruno Cirillo è uno dei tanti figli di Napoli e provincia che ha realizzato il sogno di diventare calciatore. Dalla Reggina, che ha creduto in lui lanciandolo nel grande calcio, all'Inter di Ronaldo fino all'Aek Atene, dove gioca ancora oggi, passando per la vittoria dell'Europeo U21 nel 2000, anno in cui partecipò anche ai giochi Olimpici di Sidney. Lo abbiamo contattato per avere un suo parere sull'attuale momento della squadra azzurra, di cui è tifosissimo, e per ripercorrere la sua carriera.
Come procede la tua avventura professionale nella terra di Omero?
"In Grecia mi trovo bene, conosco l'ambiente ormai da anni e mi sento come se fossi a casa. Ho conosciuto persone che mi vogliono molto bene, è un'esperienza fantastica e molto importante per la mia carriera. Dopo aver giocato in una squadra come l'Inter, sognavo di lottare per uno scudetto e di disputare la Champions: grazie all'Aek Atene ci sono riuscito".
Eppure in Italia non c'è stato più spazio per te. Cosa è successo?
"Non ho una risposta precisa. Dopo le ottime annate a Siena, due anni bellissimi con prestazioni di grande livello, mi aspettavo maggiore considerazione dai club italiani. A prescindere, quando il mio ex agente, Pastorello, mi chiamò per dirmi dell'opportunità in Grecia, non ci pensai su due volte e accettai di andare all'estero".
Rimpianti o rammarichi?
"Nessuno. Sono contento per come si è evoluto il mio percorso. Mi reputo un ragazzo fortunato anche se nessuno mi ha mai regalato niente. Considero importante la carriera che ho fatto e non dimenticherò mai gli anni in cui, ragazzino, sudavo ogni istante sognando di calcare prestigiosi terreni di gioco. Chi mi conosce sa i sacrifici che ci sono voluti. Dalla mattina alla sera correvo e giocavo con i miei amici per strada. Abitavo a Trecase, ma ero praticamente sempre a Torre Annunziata nei pressi dello stadio Giraud. Vivevo di pane e calcio. A 14 anni sono entrato a far parte delle giovanili della Reggina e da quel momento ho scalato la montagna. Dal Tricase in Interregionale, poi in C2 fino a quando mi ha richiamato la Reggina in prima squadra".
L'esordio in A contro Zidane, Del Piero e Inzaghi: Juventus-Reggina 1-1...
"Che ricordi, disputai un 'partitone' contro mostri sacri del calcio. Una stagione strepitosa e l'Inter si interessò a me..."
2000-2001, l'Inter di Ronaldo, Sukur, Zamorano, Seedorf, Recoba...
"Pirlo, Di Biagio, Cauet, Blanc, Cordoba, Zanetti, Farinos, Vieri... Continuo?"
... E Cirillo!
"Si, ma ce ne sono tanti altri, la lista è lunga. Un'esperienza che mi ha arricchito umanamente e dal punto di vista professionale. Allenarsi con quei fenomeni è qualcosa che ti capita una sola volta nella vita... se sei fortunato. Mi spiace solo che non ho avuto tempo per affermarmi lì, l'Inter in quegli anni non aspettava i giovani, c'era fame di vittorie e in campo andavano solo calciatori pronti ed importanti".
A proposito, come è l'Inter senza Moratti?
"Come piazza del Duomo a Milano senza Madunina. Battute a parte, è impensabile una squadra del genere senza il suo miglior presidente possibile. Un tifoso innamorato prima di tutto, poi un signore ed una persona disponibile e gentile. Questa decisione di cedere il club a Thohir mi ha lasciato perplesso, ma con i tempi che corrono non è facile mantenere in piedi da solo un grande club come l'Inter".
I calciatori più forti incontrati in carriera: uno da compagno di squadra, uno da avversario...
"Indubbiamente Ronaldo, anche se in quel periodo aveva un problema al ginocchio. In allenamento faceva cose impensabili, nascondeva il pallone e lo faceva riapparire quando e come voleva. Una menzione speciale per Blanc: un signore, un maestro sia in campo che fuori, da lui ho imparato tante cose. E da napoletano sono fiero che uno così abbia indossato la maglia del Napoli. Oggi, tra l'altro, sta raccogliendo i frutti di una professionalità ineccepibile anche come allenatore. Da avversario ricordo i vari Zidane, Del Piero, Inzaghi, Ibrahimovic, Shevchenko...".
Ricordiamo anche una partita dell'Olimpiade di Sidney nel 2000: Italia-Spagna, ricordi chi c'era in campo oltre te?
"Come potrei dimenticare. Giocammo quell'Olimpiade con, sul petto, la gioia di essere i campioni europei in carica. Li dico in ordine sparso i campioni che disputarono quella gara: Abbiati, Gattuso, Pirlo, Marchena, Puyol, Xavi, Josè Mari, che mi ruppe il naso e Gattuso fece anche la battuta "pensa che gli diamo anche da mangiare a questo". Poi ricordo Albelda, Ventola e tutti gli altri. Si vedeva già che la Spagna, che vinse 1 a 0 allo scadere, aveva i futuri campioni della nazionale maggiore".
Qualche tempo fa si parlò di un portiere greco accostato al Napoli: Stefanos Kapino...
"Si, chiamarano anche me da Napoli per avere informazioni. Quando un club italiano si interessa a calciatori greci mi tengono in considerazione. E' un piacere per me dare un parere. Su Kapino vi dico che può diventare un grande portiere. Gioca con personalità in una squadra prestigiosa e con una tifoseria calda come il Panathinaikos. Poi è il portiere della Nazionale U20. Secondo me è pronto per la serie A. Il Napoli ha ormai Rafael e Andujar in attesa di capire il futuro di Reina. Credo che quello azzurro sia un treno passato..."
Argomento Materazzi. Hai saputo del tweet velenoso indirizzato, si pensa, condizionale d'obbligo, a Benitez?
"Si. Da quello che si sa da tempo, Marco non aveva un buon rapporto con il tecnico del Napoli, ma questo non giustifica determinati atteggiamenti. Preciso che ognuno è libero di agire come crede, non sono io a giudicare. Dico solo che sono passati anni e certi livori si potrebbero dimenticare. Ammesso che il tweet fosse indirizzato a Benitez".
Restando in tema Materazzi, è scontato ricordarlo, ma torniamo a quell'Inter-Siena in cui ti rifilò un pugno in pieno volto...
"Lui non figurava in lista, ma nonostante le regole chiarissime, era seduto a bordocampo. Io marcavo Kily Gonzales. Per 45 minuti lui non fece altro che ripetere al suo compagno "puntalo, è scarso, puntalo, è scarso...". Io risposi a quella scorrettezza antisportiva e lo stesso Kily gli ripeteva di stare zitto. Finita la partita rientrammo negli spogliatoi. All'epoca si accedeva sotto la Curva, attraverso il telone con le rotelle. Notai subito che mi stava aspettando lì. Al mio arrivo si girò e io gli dissi serenamente: "se mi devi dire qualcosa dillo pure". Lui non rispose e con un gesto vigliacco, mentre io avevo le mani nelle tasche del giubbino con un atteggiamento rilassato, molle, mi sferrò un cazzotto in pieno volto. Mi ruppe il labbro anche perchè aveva 4 o 5 anelli. Voglio capire le schermaglie in campo, ma certi atteggiamenti vanno evitati".
A quel punto cosa accadde?
"Caddi a terra e lui scappò. Uno di due metri che scappa è assurdo. Mi alzai per corrergli dietro ma sentii afferrarmi alle spalle. Era uno degli arbitri, mi disse: "questo è il momento che lo massacriamo, ho visto tutto e prenderà una mega squalifica". Evidentemente era recidivo. Poi ci siamo chiariti, mi ha chiesto scusa stringendomi la mano. Io non porto rancore, se ho ricordato l'episodio è perchè spero che non si verifichino mai più episodi simili".
Da napoletano di Torre Annunziata, che effetto fa vedere Ciro Immobile tra i bomber di serie A?
"Una sensazione straordinaria che mi riempie d'orgoglio. Conosco lui e la sua famiglia, merita di calcare palcoscenici importanti. Un ragazzo umile con un futuro immenso davanti. Tra Napoli e provincia nascono dei talenti incredibili. Non so se farà parte della Nazionale di Prandelli ai prossimi mondiali ma dopo l'anno a Genova tra alti e bassi, meritava il riscatto. Se poi pensiamo che per la spedizione brasiliana si parla di Toni e di Totti, non vedo perchè un ragazzo di belle prospettive e già pronto come Ciro non possa sperare".
Magari in coppia con Insigne, sia per l'azzurro Napoli sia per l'azzurro nazionale...
"Sarebbe il massimo. A Pescara, hanno fatto cose strepitose in tandem. Immaginate un tridente Insigne-Higuain-Immobile, niente male direi. Approfitto di voi per mandare un saluto a Ciro e alla sua famiglia".
Pronostico, come finisce Roma-Napoli?
"Stasera seguirò la partita. Sarà una bella sfida. I pronostici li evito, spero solo che gli azzurri possano strappare un risultato utile in vista del ritorno".
Rinunceresti a partecipare alla prossima Champions in cambio della vittoria sia in Coppa Italia che in Europa League?
"Che brutta domanda (ride, ndr). Si dai, queste coppe sono snobbate da molti, ma secondo me hanno la loro bella importanza. Due trofei da mettere in bacheca in una sola stagione sarebbe il massimo".
Si, ma la Champions porta soldi...
"Si vive anche di soddisfazioni e la vecchia Coppa Uefa non è affatto da buttare. Giusto ragionare come un'impresa facendo calcoli e bilanci economici, però i tifosi meritano di vincere, e pazienza se per un anno si salta la Champions se in cambio arrivano due vittorie".
Cannavaro e il Napoli, un addio particolare...
"Da napoletano anche io vorrei dire la mia. Paolo è mio amico, ma a prescindere dico che doveva restare a Napoli. Non me ne vogliano gli altri, però non credo che in rosa, oltre Albiol, ci siano difensori più bravi di lui. E' stato sei mesi in silenzio però non vivendo l'ambiente non posso sapere cosa ha determinato la sua cessione. A volte i calciatori pagano scelte ed azioni non proprie. Peccato".
Per concludere, il Savoia è protagonista di una stagione importante...
"Mi fa molto piacere, sto seguendo per quel che posso. Torre Annunziata merita di giocare in campionati di livello e spero che con questo progetto si riesca a risalire la china. Il mio sogno è vedere una regione come la nostra coesa e compatta al di là di simpatie e antipatie campanilistiche. Sarebbe fantastico che i talenti dei nostri territori crescessero in club importanti e poi finire in orbita azzurra. Napoli e provincia pullulano di potenziali calciatori, l'augurio è che si trovino le giuste strategie per farli emergere".
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