ESCLUSIVA - Barone: "Quel giorno in cui seppi di andare al Mondiale. Che sfide con Buffon a ping pong! Adriano, tra i più forti attaccanti mai conosciuti. Dovevo venire al Napoli, ma..."

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ESCLUSIVA - Barone: Quel giorno in cui seppi di andare al Mondiale. Che sfide con Buffon a ping pong! Adriano, tra i più forti attaccanti mai conosciuti. Dovevo venire al Napoli, ma...

di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)

Nativo di Nocera Inferiore, ma dovrà ringraziare a vita il Parma che l'ha cresciuto calcisticamente e l'ha riportato in squadra dopo quasi vent'anni. Simone Barone, allenatore della Juniores del Parma Calcio, è l'ospite della settimana di CalcioNapoli24 che l'ha raggiunto in esclusiva, in vista del match di mercoledì al San Paolo tra Napoli e Palermo. Dalla chiamata di Lippi per il Mondiale al suo rapporto con Buffon e Adriano. Poi un retroscena su un possibile passaggio al Napoli...

Sei tornato da dove sei partito. Che aria si respira a Parma? La città come sta affrontando questo storico momento della squadra? "Tutta Parma è estremamente vicina alla squadra, c'è molto entusiasmo intorno ai ragazzi. Tra l'altro il Parma sta facendo un ottimo campionato e ci sono tutti i presupposti affinchè si torni nel calcio che conta molto presto". 

Il tuo exploit calcistico avvenne a Verona, col Chievo di Del Neri. 5° posto in Serie A e qualificazione in Uefa. Quale fu il segreto di quella squadra? "Prima di andare al Chievo feci due esperienze tra B e Serie C1, ma fu a Verona che mi consacrai veramente. L'anno della promozione in A fu fantastico, eravamo una squadra di quartiere e addirittura arrivammo a qualificarci per la Coppa Uefa. Ebbe quasi del clamoroso".

A chi senti di ringraziare? "Prima di tutto il Parma perchè mi cedette al Chievo. Poi al presidente Campedelli, il direttore Sartori, ma anche al mister Del Neri. Fu in quegli anni che mi resi conto che avrei potuto far bene nel mondo del calcio. Il gruppo era fantastico, conservo ancora degli ottimi rapporti di amicizia con Corradi e Lanna. Si respirava sempre un'aria molto positiva".

Poi l’esperienza a Parma coi vari Adriano, Frey, Gilardino, Mutu e un giovanissimo Paolo Cannavaro. Che personaggio era il brasiliano? Sai che in Brasile lo dipingono come un modello da evitare? Dipendente da sesso e droga. "E' stato un mio grande amico, nonchè compagno di squadra. Ecco, io sento di poter dire ch'è stato uno dei calciatori più forti col quale mi sono allenato. Non so bene cosa sia successo nella sua testa dopo che ha lasciato l'Italia, ma da ragazzo era davvero un fenomeno. Anche quando passò alla Roma, ci sfidavamo in campo, ma a fine partita ci tenevamo a scambiare la maglia". 

E che ricordi hai di quel giovane Paolo Cannavaro? "Innanzitutto aveva i capelli (sorride ndr.). Eravamo in camera insieme, un ragazzo d'oro, ma soprattutto un ottimo difensore. Era alle sue prime esperienze, era un ragazzino..."

Poi ti acquistò il Palermo, grazie al quale avesti l’occasione di esordire in Nazionale e disputare i Mondiali del 2006. Devi tanto a Zamparini? Che rapporto avevi con lui? "Normalissimo, un rapporto tra calciatore e presidente. Veniva pochissimo al campo d'allenamento, ma quando lo vedevi era sempre un vulcano. Ti elogiava se vincevi, ma se perdevamo era pronto a 'massacrarci'. Non ce le mandava a dire insomma. E' stata una persona a cui devo tanto, mi ha riportato al Sud, in una piazza importante. Dopo la promozione in A arrivammo quinti e ci qualificammo per la Uefa, un traguardo unico. Poi cinque rosanero vennero convocati da Lippi per i Mondiali".

Raccontaci il giorno in cui ti comunicarono che avresti partecipato al Mondiale. Chi ti chiamò? "Prima di partire per la vacanze ci fu un ritrovo alla Borghesiana e Lippi me lo fece capire tra le righe. Partì per le vacanze con mia moglie, andammo a Capri. Mentre mi godevo il relax lessi il mio nome tra i convocati per il Mondiale. Gioia unica, immensa".

E il post Italia-Francia? Dove andaste a festeggiare? "Prima negli spogliatoi, poi continuammo in albergo. Eravamo cotti, stanchissimi, ma felicissimi. Stemmo con le nostre famiglie, poi il giorno dopo prendemmo l'aereo per Roma". 

I momenti che conservi con più simpatia di quel periodo in azzurro? "Le serate trascorse con Gigi Buffon a sfidarci a ping pong in albergo".

E la testata di Zidane a Materazzi? Il tuo compagno vi disse qualcosa, no? "Cercavamo di evitare la discussione perchè anche Marco rimase un po' scosso dopo l'accaduto. Non siamo mai entrati nel merito, sapemmo solo di un battibecco col francese in campo. Stop". 

Quando giocavi a Torino, avesti modo di allenarti con Alvaro Recoba. Ma è davvero forte come credeva Moratti? "Sì, fortissimo. Per lui non fu facile arrivare al Toro in un ambiente che si aspettava tanto da lui. Doveva fare più degli altri e non lo fece. Poi ebbe dei problemi con gli allenatori che si sono susseguiti in panchina".

L'ultima. Mai stato vicino ad indossare la maglia del Napoli? "Ci fu una mezza chiacchierata tanti anni fa, quando stavo per lasciare il Chievo per andare a Palermo. Il Parma, proprietario del mio cartellino, ne parlò col Napoli, ma non se ne fece nulla".

RIPRODUZIONE RISERVATA

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