di Fabio Cannavo Twitter: @Cannavofabio
Un pezzo della storia del Calcio Napoli. Salvatore Aronica. Ovunque sia andato ha lasciato un ottimo ricordo della sua persona. Tanti anni a Napoli, poi il ritorno al Palermo, dov'è tuttora. La redazione di CalcioNapoli24 ha intervistato in esclusiva l'attuale calciatore del Palermo (fuori rosa), affrontando temi caldi come il suo addio a Napoli, la presunta amicizia col boss Luigi Bonaventura, il legame forte con Paolo Cannavaro e Walter Mazzarri. Non solo. L'addio inaspettato di Quagliarella, quello schiaffo al giornalista in mixed zone e tanto, ma tanto altro. Un Aronica a tutto tondo, senza peli sulla lingua.
Lo puoi ammettere. Sei stato campione d'Italia con la Juve nel lontano 1998. Che ricordi conservi di quell'esperienza in bianconero? "Sì, è vero, l'ammetto (ride ndr.). Ero, però, solo un ragazzino, facevo parte della squadra Primavera ed esordì in A nell'ultima di campionato subentrando a Torricelli. Fu un'esperienza fantastica confrontasi con campioni di quel calibro".
A Reggio Calabria nel 2006. Lì conoscesti Mazzarri e Bigon. Come sono cambiati nel tempo questi due personaggi? "Mazzari resta un grandissimo allenatore, devoto al lavoro e all'unità del gruppo. Bigon invece faceva un po' il presidente in Calabria. E' a Napoli grazie a Mazzarri che lo sponsorizzò e mi sembra si stia comportando davvero bene. Sarò sempre grato a Mazzarri, è stato lui il tecnico che ha davvero creduto in me e nelle mie capacità".
Arrivasti a Napoli nel 2008. Il bello e il brutto della tua esperienza in azzurro. "Sono stati quattro anni e mezzo fantastici ed entusiasmanti. Ho avuto l'occasione di giocare partite di Europa League e Champions, mica roba da poco. Porto con me un bagaglio di ricordi bellissimi, il più bello è la nascita di mia figlia Greta che è napoletana. L'unico neo di quell'esperienza fu quel maledetto retropassaggio fatale in Napoli-Torino, quando Sansone saltò secco De Sanctis e finì 1 a 1 al San Paolo. Ricordo uno stadio che si gelò, ma per fortuna ebbi l'appoggio del mister e dei compagni che mi difendettero sempre a spada tratta. Nel turno successivo del giovedì, in Europa League, Mazzarri mi schierò da titolare dandomi anche la fascia di capitano, a dimostrazione di quanto credeva in me".
Quagliarella-Napoli. Come mai finì così male? Cosa vi disse Fabio quando vi salutò? "Eravamo in Svezia, a momenti avremmo affrontato l'Elfsborg per il preliminare di Europa League. Mazzarri chiamò in disparte i veterani del gruppo, c'ero anch'io, e comunicò che avrebbe lasciato Fabio in panchina e che avrebbe schierato Cavani dal primo minuto. Motivo? Perchè Quagliarella sarebbe andato via a breve. Rimanemmo sbalorditi, non ce l'aspettavamo. Fabio continuava a ripetermi che avrebbe voluto restare in azzurro, ma dopo tanti rifiuti a tante società estere, poi scelse la Juve".
Adesso puoi dircelo, ne è passato di tempo. E' vero che Fabio Quagliarella aveva un cattivo rapporto con Gargano e Mazzarri? "Diciamo che Fabio contestava il fatto che dai piedi di Gargano non gli arrivasse un pallone e che fossero indirizzati esclusivamente a Lavezzi e Zalayeta. Alla fine la situazione diventò insostenibile. Sì, comunque ricordo anche qualche discorsetto poco carino col mister".
E Lavezzi? Era davvero così birbante come lo descrivevano fuori dal campo? "E' uno scugnizzo napoletano. E' un giocherellone, ma è un uomo responsabile. Dava il massimo in campo anche quando non era in condizioni fisiche ottimali. Era un po' discolo quando usciva, ma a Napoli si enfatizza sempre tutto".
A Napoli hai avuto l'onore di partecipare alla Champions League. Mazzarri ti ha dato l'opportunità di marcare un certo Didier Drogba. Che provasti in quel frangente? "Non è stato facile confrontarsi con gente del calibro di Aguero, Drogba e Mario Gomez. Quella scalata in Champions fu esilarante. Per marcare questi campioni c'era bisogno di grande responsabilità ed io c'ero".
Tasto dolente, Matteo Gianello. Ne fecero le spese sia Cannavaro che Grava. Ricordi se c'era qualcosa di strano negli spogliatoi nel prepartita dell'ormai famoso Sampdoria-Napoli? "Era l'ultima di campionato, io ero in panchina perchè il mister scelse di dare spazio a chi aveva avuto meno spazio durante la stagione. Non so cosa mise in scena Matteo, non era un ragazzo che frequentavo. Ricordo solo un enorme dispiacere di Paolo e Gianluca, completamente estranei alla vicenda. Garantisco io per loro, fidatevi!".
Voci di corridoio raccontano di un episodio spiacevole tra Reja e De Laurentiis che addirittura arrivarono alle mani. Vero? "Davanti a me mai!"
E Navarro? Si diceva di lui che gli piacesse proprio tanto la movida napoletana. E' così? "E' un ragazzo simpatico, sempre molto allegro. Fu sfortunato a Napoli, si avvicendarono svariati allenatori, poi arrivò Bigon a discapito di Marino, colui che lo portò in azzurro".
Su, svuotiamo il sacco. Perchè hai lasciato Napoli? Chi ti ha deto che avresti lasciato l'azzurro? "Era il gennaio del 2013. Io nel frattempo avevo tre offerte, da Atalanta, Parma e Palermo. Mi chiamò Mazzarri e mi disse che con l'Inter era già fatta, per cui se mi fosse arrivata un'offerta importante sarebbe stato meglio accetarla. Il mister mi disse che aveva pressioni dall'alto, doveva dare spazio a certi giovani e che sarebbe stato meglio per me lasciare Napoli. Il Palermo mi fece un'offerta importante, mi avrebbe allungato la carriera. Mazzarri sarebbe andato via e sarei andato via anche io a giugno. A quel punto..."
A quel punto...? "A quel punto scelsi di tornare nella mia terra. Ad oggi c'è una situazione strana qui a Palermo, ancora non capisco perchè sia finito ai margini di questo progetto. Firmai un contratto fino al giugno del 2015, l'anno scorso mi fu addirittura prolungato di un anno. Quando scendemmo in B, Zamparini decise di mandare via tanti calciatori presi da Lo Monaco e tra quelli c'ero anche io. Mi misero fuori, rosa, ci sono tuttora e a questo punto credo di restarci anche l'anno prossimo. Eppure sono tra i più pagati della rosa, è assurdo. Si sono avvicendati anche i dirigenti: Perinetti mi disse che fu una scelta di Zamparini, poi me l'ha confermato anche Ceravolo, il mio mentore, arrivato quest'anno qui a Palermo".
Progetti per il futuro? Preferiresti lavorare sul campo, da allenatore o sogni un futuro dietro la scrivania? "Da due settimane ho iniziato il corso di allenatore. Spero di proseguire in questo campo. Un'esperienza in Campania? Chiamerò il mio amico Grava, vedremo se mi assume".
Il calciatore col quale hai legato di più e quello con cui proprio non riuscivi nemmeno a parlare. "I miei veri amici sono Paolo Cannavaro in primis, poi c'è Franco Brienza e Daniele Amerini. Non ho mai avuto attriti con nessuno, raramente litigavo".
L'attaccante più difficile da marcare. "Ibrahimovic".
Il più divertente fuori dal campo. "Il Pocho Lavezzi".
Il più forte con cui hai giocato. "Edinson Cavani".
L'allenatore più severo. "Papadopulo".
Che rapporto avevi con De Laurentiis? Trova le differenze da Zamparini. "Il patron del Napoli si vedeva poco, ma c'era un buon rapporto. Non è di certo uno molto presente. C'è una cosa in comune con Zamparini, sono entrambi due imprenditori, non tifosi della propria squadra".
E Benitez? Rimpiangi di non averlo conosciuto? "E' un personaggio che m'attrae molto, ma ho fatto scelte diverse. Avevo la possibilità di allungare la carriera, perchè non farlo?".
I tifosi napoletani. Splendidi, eppure qualche calciatore ha palesato il proprio dissenso riguardo le dimostrazioni, forse esagerate, d'affetto che si ricevono per strada. Chi si lamentava di ciò? "A me faceva molto piacere quella sensazione, sono sincero. Mi faceva sentire voluto bene ed importante. Chi soffre di più questa situazione sono i calciatori provenienti dal Nord Italia".
Passiamo a Gargano. Due anni fa manifestò il proprio desiderio di andare all'Inter. E se tu fossi nei panni dei tifosi del Napoli? "Walter viveva a Napoli da separato in casa, non andava più d'accordo con Mazzarri. Ho un ottimo ricordo di lui, è una persona dal carattere sicuramente esuberante, ma in campo dava sempre il massimo. Sono felice che sia rimasto, ma ci sta che i tifosi si siano legati al dito certe dichiarazioni".
Il tuo migliore amico. Paolo Cannavaro. Si sarà sfogato anche con te quando fu costretto a lasciare Napoli. Cosa ti disse? "Hai detto bene, è stato obbligato a lasciare Napoli. Non c'erano rapporti con Benitez, per il tecnico era un oggetto misterioso, ma lo spagnolo non fa altro che seguire le indicazioni della società. Nel breve, i vari De Sanctis, Cannavaro eccetera, avrebbero dovuto lasciare Napoli. Mi ha chiamato Paolo un giorno e mi disse: 'Benitez m'ha scucciato proprio'. Così scelse Sassuolo in quattro e quattr'otto".
Cos'ha Hamsik? "Sta vivendo un momento particolare. Tutto risale all'anno scorso, a quando subì quell'infortunio dal quale ha avuto difficoltà a riprendersi".
La prossima di campionato dice Inter-Napoli con un Mazzarri più di là che di qua. Che gara ti aspetti? "La sosta cade a pennello per Mazzarri. In queste due settimane avrà modo di schiarirsi le idee e quello col Napoli sarà un banco di prova determinante per il suo futuro a Milano. Mi auguro che l'Inter ritrovi la spinta giusta proprio grazie a Mazzarri".
Ricordi qualche litigio che coinvolse anche il tecnico toscano? Magari qualche sfuriata con De Laurentiis? "Sì, il penultimo anno di Napoli si pizzicava spesso col presidente per alcuni acquisti mancati. Cercava sempre di far valere le proprie ragioni, ho assistito anche a una telefonata tra i due il cui oggeto era il mio rinnovo contrattuale. Il mister spingeva per il sì, ma il presidente non voleva. Mazzarri mi voleva rendere partecipe del fatto che stesse spingendo per il mio rinnovo".
Dai, adesso raccontaci di quello schiaffo a quel giornalista in mixed zone? Cosa ti fece 'perdere la testa'? "Non lo rifarei, ma quella fu una settimana particolare per me. Ricordo che lui, tramite Facebook e trasmissioni televisive, continuava a criticare me e Paolo Cannavaro. Un giorno fu Paolo a telefonargli dicendogli che certe sue dichiarazioni non erano vere e non era carino accanirsi con me. Lui rispose che non se ne sarebbe fregato di nulla e chi voleva...poteva anche offendersi, ma lui avrebbe continuato. Mi definiva un calciatore da campionato intersociale. Quella domenica ero in panchina, era Napoli-Udinese, Mazzarri mi fece scaldare per 87 minuti senza farmi entrare in campo. Reagì molto male, chiedo scusa a quel giornalista".
Sei d'accordo con Mazzarri quando dice che una parte della stampa napoletana è in malafede? "Sì, è così. In quegli anni di Napoli c'era qualche detrattore che non voleva il bene del Napoli. Parlo di qualche giornalista della stampa del Nord, di cui non mi va di fare il nome".
Tu, palermitano doc. In una trasmissione di Rai 3 fosti chiamato in causa da un boss pentito della 'Ndrangheta, Luigi Bonaventura, che ti accusò di essere arrivato a grandi livelli grazie ad un'amicizia con qualche boss. Tutto falso. No? "Semplice, l'ho già querelato, ma sai bene che querelare un pentito della 'ndrangheta non serva a molto. Il calcio è un mestiere meritocratico, non fai diciassette anni di carriera nel calcio che conta solo perchè sei amico di o figlio di. Quella trasmissione fu una cattiva pubblicità per me, ma era evidente che quel personaggio ne trasse benefici economici dicendo quelle cavolate".
Un messaggio ai tifosi del Napoli. "Ragazzi cari, quest'anno non si vince lo scudetto. Il gap con le grandi squadre è ancora troppo ampio. Spero che De Laurentiis acquisti meglio e di più nei prossimi anni per rendervi felici".
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