Ultime notizie Napoli - CalcioNapoli24 nelle scorse settimane ha presentato “Effetto Georgia“, il film documentario sull’attaccante del Napoli Khvicha Kvaratskhelia.
In circa 70 minuti abbiamo raccontato volti, luoghi e sentimenti di un calciatore che ha rapito gli occhi ed il cuore dei tifosi azzurri in un’annata storica, culminata nella vittoria dello scudetto. Nei mesi scorsi la troupe di CalcioNapoli24 - formata da Claudio Russo ed Emanuele Bernardo - è andata in Georgia per raccogliere testimonianze e ricordi relativi a Khvicha Kvaratskhelia, incontrando tante persone che hanno avuto a che fare con l’attaccante azzurro, dagli inizi della sua carriera passando per la crescita tra Dinamo Tbilisi e Dinamo Batumi.
di Claudio Russo - @claudioruss
Qui incontriamo Andrés Carrasco, il responsabile dell’accademia della Dinamo Tbilisi, che ci racconta dell'arrivo di Khvicha da bambino nel settore giovanile della Dinamo, parlando dei primi passi da calciatore del numero 77 del Napoli.
“Come ci finisco qui in Georgia? Ero al Barcellona, ci sono stato per 13 anni poi c’è stata la possibilità di arrivare qui in prima squadra. Avevamo un progetto sull’Accademia dei giovani”
“Come nasce il progetto dell’Accademia? In mezzo a tante difficoltà, mancavano giocatori ed attrezzature, dovevamo organizzare un processo durato un anno per completare il tutto, anche grazie all’aiuto di tanti allenatori che adesso sono qui con noi. Formiamo allenatori, così come lo stile che chiediamo di imprimere: ci sono difficoltà, ma ci mettiamo tanta energia”
“Kvaratskhelia? Invitammo tanti ragazzi ad allenarsi, e lo scegliemmo”
“Quanti anni aveva? Doveva aver avuto dieci anni, non di più. Era un ragazzino da formare, tanti allenatori non erano convinti di sceglierlo. Alla fine finimmo per discutere di lui, e alla fine decidemmo che era del livello giusto per essere aggiunto al settore giovanile. Però non era un giocatore che faceva vedere le cose che sta facendo ora”
“Diedi io l’ok? Sì, in una certa maniera per la situazione venutasi a creare. Non fu un ok deciso, di quelli che pensi ‘questo ragazzino si farà’. Credevamo avesse talento, ma avremmo voluto vedere i suoi progressi”
“Era pronosticabile ciò che sta facendo a Napoli? Ricordo che nel 2018 e nel 2019 ero all’accademia dello Shakhtar: erano gli anni in cui decise di andar via dalla Dinamo Tbilisi, fui contattato dal padre di Davitashvili, un altro ragazzino cresciuto con lui, e me li offrì per portarli allo Shakhtar Donetsk”
“Perchè non se ne fece nulla? Lo Shakhtar Donetsk ha una sua filosofia, Khvicha non si incastrava bene nel loro progetto ma lui avrebbe potuto allenarsi con me nella Youth League. In quel momento già si vedeva che era un giocatore differente: vidi qualche video, spinsi per farlo aggregare alle squadre giovanili ma alla fine non se ne fece nulla. Successivamente, quando è entrato nel giro della nazionale e poi è andato al Napoli, attorno a lui s’è creata l’idea che fosse davvero un ragazzo di talento”
“Quando l’ho visto la prima volta? Kvaratskhelia ha un fratellino più piccolo che gli somiglia, noi cercavamo un giocatore capace di saltare l’avversario e giocare uno contro uno, in quel periodo però era un giocatore acerbo, che non si inseriva ancora in un discorso tecnico collettivo. Ricordo come se fosse ieri il suo primo allenamento”
“Se mi aspettavo diventasse uno dei ragazzi più intriganti d’Europa? No, lo ammetto sinceramente. Non sono un visionario, ma nessuno si aspettava uscisse un giocatore così. Con Gabriele (Gervasi, suo collaboratore, ndr) che ha contatti nel Napoli, dal primo giorno in cui l’abbiamo visto allenarsi con la nuova squadra abbiamo visto una crescita rapida, rapidissima. E la cosa più interessante è stato l’impatto, impressionante”
“Qualcosa che lo rende speciale? Il suo papà è stato un calciatore ed un allenatore, ricordo che mi offrì lavoro in Azerbaigian per stare con lui. Io credo che in una certa maniera vivere il calcio così, ti renda differente. Anche mio figlio, quando crescerà, vedrà il calcio diversamente”
“Perchè l’ha preso il Napoli? Credo dipenda dal paese d’origine, un giocatore georgiano deve dimostrare il suo valore dieci volte di più rispetto ad un altro. È un po’ così, secondo me è ingiusto ma è la realtà: stiamo in un paese dove pochi scout vanno a cercare calciatori di livello rispetto a quelli che poi abbiamo. Il paese d’origine incide, così come l’avere un passaporto extracomunitario frena tanti giocatori”
“Gli ho mai dato un consiglio? Personalmente non ho contatti con lui ma con suo padre: sinceramente in un momento cruciale del suo processo di aggregamento al club, in una riunione con altri allenatori, mi sono potuto reputare un privilegiato”
“Di Kvaratskhelia piace la mentalità, giocare ad alti livelli è difficile ma è ancora più difficile mantenere sempre lo stesso livello. Serve fame di vittorie, per mantenere un livello sempre competitivo
“Se ripenso al passato e vedo il presente, dico che ho avuto la fortuna di lavorare con tanti calciatori molto forti, ma non forti come Khvicha. La verità è che è stata una coincidenza fortunata, magari un altro allenatore l’avrebbe visto allo stesso modo. In generale è questione di istinto, non sai il motivo ma in quel momento decidemmo di incorporarlo al settore giovanile. E non sapevamo che in quel momento sarebbe iniziata la sua carriera”
“Ti auguro tanta fortuna, te la meriti e stai dimostrando di essere un esempio per tanti ragazzini che fanno parte del nostro settore giovanile, ti auguro il meglio”