Danilevicius: "Presidenti come Spinelli non esistono più. Taglialatela era Batman anche ad Avellino. Arrigoni a Bologna non mi vedeva. Quando Wenger mi accolse all'Arsenal... [ESCLUSIVA]

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Danilevicius: Presidenti come Spinelli non esistono più. Taglialatela era <i>Batman</i> anche ad Avellino. Arrigoni a Bologna non mi vedeva. Quando Wenger mi accolse all'Arsenal... [ESCLUSIVA]

E’ risultato due volte il miglior calciatore lituano dell’anno, la sua ‘casa’ in Italia è stata Livorno, ma conserva degli ottimi ricordi anche di Avellino, Castellammare di Stabia e Grosseto. Da giovanissimo lo acquistò l’Arsenal di Arsene Wenger. Tomas Danilevicius, ex attaccante anche di Bologna e Club Bruges, è l’ospite della settimana di CalcioNapoli24.it, che ha raccolto le sue dichiarazioni in esclusiva, in vista della gara del week end tra il Napoli di Ancelotti e il Bologna di Mihajlovic:

Giovanissimo partisti da Klaipeda, tua città natale, alla volta di Bruges. Ti acquistò il Club Bruges. Come cambiò la tua vita? “Avevo 18 anni appena compiuti e per me, che ero un giovane lituano con zero esperienza all’estero, passare in un grande club fu qualcosa di straordinario. Mi offrirono un quinquennale da professionista e per me era una cosa importante”. 

Poi nel 2000 arrivò la chiamata dell’Arsenal di Wenger dopo una stagione col Losanna. Ti aspettavi quella chiamata? “Mi seguivano da un po’ di tempo, sin dai tempi del Bruges. Poi mi seguivano anche quando giocavo in nazionale. In estate arrivò la chiamata dell’Arsenal e chiesero di portarmi a Londra. Un club così non si può rifiutare”. 

In quell’Arsenal c’erano fior fior di calciatori. Ma Tony Adams era davvero così folle fuori dal campo? “Quando arrivai lui era già una persona diversa dal primo Tony Adams. Quando arrivò Wenger lo aiutò molto coi suoi problemi fuori dal campo. Era molto professionale il Tony Adams che conobbi”. 

Chi ti aiutò ad ambientarti a Londra? “Lì c’era un Luzhny, capitano dell’Ucraina, per me fu un fratello maggiore. Era già esperto e nello spogliatoio aveva un grosso peso, mi aiutò molto in quel periodo”. 

Ljungberg, Pires, Vieira. Chi ti colpiva di più in allenamento, da compagno di squadra e perché? “Come eleganza e come facilità di giocata e come vedeva il campo Dennis Bergkamp sicuramente. Poi Henry per la sua velocità e la capacità di fare goal”. 

Come ti accolse quel gruppo ricco di campioni? Cosa ti disse Wenger appena ti vide? “Nonostante ci fossero tanti campioni mi accolsero come uno di loro. Ero nessuno in confronto a loro, però mi trattarono come uno di loro e quello mi colpì molto. Erano tutti ragazzi tranquilli. Un maestro come Wenger riuscì a gestire tutti quei campioni. Appena arrivai mi disse ‘Guarda i tuoi concorrenti chi saranno (Bergkamp, Henry, Kanu e Wiltord ndr.). Sei uno di loro e capisci che importanza ha questa squadra. Ti reputiamo uno di noi’. Mica poco insomma”. 

Chi fu a credere per primo in te, in Italia, fu il Livorno di Spinelli. Come nacque quella trattativa? “Arrivai in prova alla Fiorentina, ma i viola fallirono. Giocai varie partite con la Fiorentina, poi facemmo  una gara amichevole col Livorno e mi notarono. La Fiorentina mi voleva confermare, ma fallì. Mi chiamarono da Livorno, c’era Roberto Tancredi come direttore sportivo, ed accettai subito”. 

Ci racconti lo Spinelli uomo? “Se guardiamo la sua carriera calcistica penso sia una persona che abbia dato tanto al calcio. Ha dato tanto anche al Livorno, portò la squadra in Coppa Uefa. Posso solo dire cose positive di lui, è una persona seria. La sua parola valeva più del contratto. Nessun calciatore potrà mai parlare male di Spinelli. Non è facile trovare persone così nel mondo del calcio”. 

In quel Livorno c’era Igor Protti in attacco che segnò una marea di goal quell’anno. Che rapporto avevi con lui? “Con Igor ci sentiamo ancora oggi, è stato uno dei capitani più grandi del Livorno. Lui e Lucarelli sono due simboli della città, hanno fatto la storia. Ho un rapporto di amicizia con lui, siamo ancora in contatto.“

E di mister Mazzarri che ci racconti? “Quando arrivò a Livorno era un giovane allenatore. Ora ha fatto carriera, è un grandissimo mister. A livello tattico penso sia uno dei migliori che ci sia in Italia. Il suo maestro è Renzo Ulivieri, uno che gli ha insegnato tanto. Vincemmo il campionato con lui in panchina, Protti e Lucarelli segnarono più di 50 goal in due”. 

Se era severo? “La stagione fu fantastica, c’era poco da essere severi (scherza ndr.)”.

Breve ma importante la tua esperienza ad Avellino con Taglialatela, Rastelli e Savoldi in squadra. 17 reti segnate. Che popolo è quello campano e che ricordi hai dei tuoi ex compagni? “Taglialatela resterà per sempre Batman, una persona squisita. Ha sempre avuto un certo peso nello spogliatoio dell’Avellino. Raccontava storie di Diego Maradona, storie molto interessanti”. 

Solo 2 reti col Bologna. Che annata fu per te quella coi rossoblu? “Io arrivai a gennaio col Bologna in B. Quando arrivai c’era Ulivieri come allenatore, ma fu una stagione sfortunata. C’erano grandi calciatori in squadra tra Antonioli, Bellucci, Nervo, però non riuscimmo a centrare i play off. Poi fu esonerato Ulivieri e prese la squadra in mano il suo vice. L’anno dopo arrivò Arrigoni, ma non fu un successo. Arrigoni fu colui per il quale andai via da Livorno, poi me lo sono ritrovato a Bologna. Incredibile. Solo sei presenze con lui, non mi vedeva per niente”. 

E’ mai possibile che il Napoli non ti abbia mai cercato? “Che io sappia no. Poi magari ci son state voci di mercato. Non son mai stato contattato dal Napoli”. 

Ad oggi sei il presidente della Federazione Calcio Lituana. Come mai hai smesso col calcio di campo? “La mia posizione è la più prestigiosa che si possa avere nella Federcalcio. Sto benissimo, faccio cose positive per il calcio lituano, ho diversi programmi per il futuro e sono felice di dare questo contributo alla mia nazione”. 

Segui il calcio italiano? “Quando ero in Italia lo seguivo di più, ora un po’ meno. Però seguo il Livorno, la Juve Stabia.  In Serie A vedo qualcosa, ma molto poco”. 

C’è un talento in Lituania di cui nessuno ancora ne parla? “C’è un ventenne che ha fatto un ottimo campionato col Suduva. Sta facendo bene anche con la nazionale, credo che il ragazzo abbia buone possibilità. Si chiama Paulius Golubickas, è un classe ’99. Secondo me è un ragazzo dalle grandi potenzialità, so che piace già a squadre estere. Non so se sia pronto per la Serie A, sarebbe un passo forse troppo importante. Secondo me è meglio che resti ancora in Lituania per maturare meglio”. 

Il tuo migliore amico nel mondo del calcio: “Indubbiamente Marius Stankevicius, mio connazionale, ex Lazio, Sampdoria etc. Abbiamo ancora dei contatti tra le famiglie. Siamo molto amici, abbiamo fatto diverse vacanze insieme”. 

Il difensore più forte che abbia mai affrontato? “Fabio Cannavaro era uno dei più difficili da affrontare. Anche Materazzi era complicato, c’erano spesso dei bei duelli fisici con lui”.  

di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)

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