Uno 0-0 che lascia perplessi e spiazzati in questo disorientante inizio di stagione, al di là dei risultati, ma per quello che si è visto in campo e dalla panchina. Il nervosismo sta affiorando in maniera palese tra la squadra e Garcia: questo difficilmente era preventivabile dopo cinque partite.
Eppure da Bologna arrivano alcuni segnali positivi, con un Napoli più corto a limitare gli spazi di giocata avversaria. Linea difensiva era più alta, meno distanze tra i reparti e squadra meno lunga delle precedenti uscite. Complice anche una tenuta atletica che va leggermente migliorando: di fatto lo sforzo offensivo è durato di più. Solo i nervi saltati lo hanno spento.
Quello che è mancato è stato il colpo finale e un feeling ancora in alto mare tra tecnico e squadra. Non va dimenticato il palo colpito da Osimhen: poteva cambiare il match. Il rigore fallito di Osimhen pesa, tanto quanto la sua polemica per la sostituzione. Da un problema ne nasce un altro ancora e di proporzioni abbastanza grandi.
I cambi passano sotto la lente di ingradimento. Kvaratskhelia fuori al 76esimo nel momento massimo di pressione offensiva ha fatto un po' storcere il naso, ma mercoledì si torna a giocare. Il caso e il caos sono scoppiati quando Garcia ha deciso di mandare in campo Simeone all'86esimo. Osimhen mormora da subito sino poi a rivolgere le proprie proteste al tecnico, in maniera plateale.
C'è un problema grosso negli equilibri interni alla squadra. L'altra volta era toccato a Kvara, oggi è stato Osimhen a non accettare le decisioni di Garcia, ed è inevitabile porsi delle domande.
Restano seri dubbi sul rapporto sin qui costruito tra l'allenatore e gli azzurri. Questo contesto non aiuta di certo in questo difficile avvio di stagione: tutto serve tranne girarsi dall'altro lato o gettare la polvere sotto al tappeto.
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