di Leonardo Vivard - Twitter: @LeonardoVivard
Un suicidio calcistico, solo così si può definire l'Italia fuori dai Mondiali di Russia 2018 per la doppia sfida contro una piccolissima Svezia. Gli avversari degli azzurri si sono limitati a rilanciare il pallone oltre la metà campo di San Siro, ma è il percorso e non una singola partita a condannare il ct della Nazionale, Gian Piero Ventura.
Circa 30 cross in area avversaria, contro difensori di due metri ciascuno ed un attacco formato da Immobile, Belotti, El Shaarawy e Bernardeschi (tutti nel finale). Scelte discutibili sia a gara in corso che ad inizio partita.
E' normale che un Jorginho, mai inserito in un contesto Italia, venga schierato nella partita più importante? E quest'ultimo, quasi per sbeffeggiare il ct, si dimostra anche tra i migliori. Dimostrando che il suo calcio, al momento, è tra i migliori giocati in patria.
E' normale che un Insigne, il talento per eccellenza della Nazionale di oggi e di domani, non solo non giochi titolare, ma a gara in corso che gli si preferisca una riserva quale Bernardeschi? E quando invece viene schierato lo si fa giocare quasi terzino...
Di interrogativi come questi ne potremmo snocciolarne a riprezione. In favore di un naturale, automatico, 4-3-3, Ventura preferisce un codardo 3-5-2 per rispettare il dogma di Antonio Conte. Sembra quasi che di fronte alla paura di evolversi a ciò che il calcio italiano impone si voglia restare radicati in uno stereotipo vecchio, desueto in cui adattare puri e giovani talenti. Alla fine ne risulta un terno per ogni formazione ufficiale che somiglia ad una tabellina piùttosto che ad un modulo.
L'Italia calcistica s'interroga. Mentre la dirigenza della FIGC sarà già a lavoro, perchè questa squadra sarà dimenticata drammaticamente (speriamo) al più presto per linea di pensiero (se ce ne sia mai stata una), coerenza, gioco e risultati. L'uscita, se pur contro una squadra mediocre, è più che meritata.
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