Il solito tranello...

Editoriale  
<i>Il solito tranello...</i>

di Leonardo Vivard - Twitter: @LeonardoVivard

Per una squadra che vive un momento tutt'altro che roseo, un giocatore che esordisce ed impressiona. Ed una popolazione impulsiva

Perché non lo ha fatto giocare prima?

Gridano allo scandalo all'ombra del Vesuvio, ma come spesso accade forse la verità sta nel mezzo. Che Sarri sia stato un pizzico lento nell'introdurre i giovani ok, ma da qui a dire che adesso Amadou Diawara "possa diventare il fulcro del centrocampo" andiamoci piano. E' stato detto e pensato, e così si commette il solito, banale e ripetitivo errore di mancanza di equilibrio. Un classe '97 che ha talento deve avere anche l'opportunità di mostrarlo. Ma qui, in Italia, non siamo i tipi che perdoniamo tanto facilmente le uscite a vuoto. A Jorginho quell'anno disastroso nel centrocampo a due con Benitez è costato la reputazione e lo sta ancora scontando. Ma il ragazzo, se pur giovane, aveva le spalle più larghe. Alla prima Diawara è andato più che bene, ma se alla seconda sbaglia torniamo a dire che va messo in campo Jorginho? Ci costerebbe parecchio, ma la pagherebbe soprattutto lui. Non si tratta di riuscire a sopportare le pressioni, quanto piuttosto di subire l'umoralità di un popolo che rasenta l'andamento delle montagne russe

Roma non fu fatta in un giorno, ma nemmeno un grande giocatore. Diawara ha tutti i sintomi di una promessa del calcio, ma mantenerla riesce a pochi. Questo non vuol dire che da qui alla fine il ragazzo dovrà essere impegnato con il contagocce, è un invito alla serenità qualora dovesse toppare la prima, la seconda e anche la terza partita. Perché quella stessa euforia che spesso ci fa dare giudizi affrettati di fronte a buone prestazioni, ci fa cadere nel tranello della depressione e delle valutazioni negative che strizzano eccessivamente l'occhio alla parzialità. Siamo i primi ad invitare un maggior impiego dei giovani, ma spesso siamo anche i primi a criticarli per un processo di maturazione che non vogliamo accettare. O meglio, pensiamo che in quel processo non siano compresi anche gli errori.

Allora ben vengano gli elogi per questi che costituiranno il Napoli di domani. Ma occhio a non accorciare erroneamente i tempi, perchè la fretta è credere che le persone possano andare oltre le gambe, o che, saltando, possano atterrare oltre la loro ombra.

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