Hanno ucciso Gabbiadini, chi sia stato non si sa

Editoriale  
Hanno ucciso Gabbiadini, chi sia stato non si sa

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"Quando sono in campo penso al bene della squadra e secondo me in quel momento dovevamo cambiare l'inerzia della partita. Manolo non può fare l'esterno per caratteristiche fisiche, non rientra nelle sue caratteristiche". Firmato Maurizio Sarri. Stop, pietra tombale sull'idea di vedere Gabbiadini in un ruolo forse più congeniale. Non lo vede, non lo prova. Vittima anche dell'indispensabilità di José Callejon e del suo contributo difensivo, del quale Sarri è giustamente ammaliato. 

La prima partita di Manolo Gabbiadini da sostituto di Milik (e così sarà fino a gennaio, a meno di eventuali mosse sul mercato) è stata da dimenticare: avulso dal gioco, chiamato in causa pochissime volte in cinquantasette minuti: possibile mai che la prima punta tocchi dieci palloni, totalizzi cinque passaggi completati in tutto (di cui tre nella trequarti della Roma)? Assolutamente no, infatti il giudizio sulla prestazione è pesantemente insufficiente e lo si è rimarcato abbastanza. 

Triste, spaesato, sguardo nel nuovo e mani in faccia: il quadro della disperazione nel giro di un'ora. Ma il problema ha anche un'altra responsabilità: la sostituzione, sotto una selva di fischi, è psicologicamente la mazzata finale per un calciatore tenuto sul mercato fino al 31 agosto, e non ceduto per mancanza di alternative. 

Un ragazzo che da una parte si appresta a firmare un rinnovo contrattuale a cifre molto elevate, e dall'altra si ritrova ad essere fondamentale in un gruppo nel quale, l'anno scorso, era uno dei primi da epurare (assieme a qualche altro che è rimasto, e a qualche altro che è andato via). C'è onestà nel rapporto tra Sarri e Gabbiadini? O Manolo viene reputato importante soltanto perchè il ginocchio di Milik è saltato? 

Per fortuna il ragazzo di Calcinate è nato in Italia, perciò la questione del regime alimentare tirata in ballo per Rog non regge. Ma come deve sentirsi un calciatore che l'anno scorso non veniva calcolato (a ragione, vista la presenza di Higuain), che vede uno spiraglio - traballante - e tutto ad un tratto viene reputato fondamentale salvo essere cacciato per "il bene della squadra"? La gestione di Manolo Gabbiadini, nel buio pomeriggio del San Paolo, è stata al limite. Un cambio sciagurato, per l'aspetto psicologico del ragazzo. 

"L'Uomo Ragno rappresentava la purezza adolescenziale ammazzata dal mondo degli adulti. Forse non è morto. Mi piace pensare che sia ancora da qualche parte a coltivare il sogno, la chimera..." diceva Max Pezzali, raccontando il suo pezzo. Chissà quali sono i sogni e le chimere di Manolo Gabbiadini.

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