A ognuno il suo mestiere, ma c'è un momento per parlare e un momento per giocare.
Non è un caso, non può esserlo, che gli agenti dei giocatori in determinati periodi della stagione, e soprattutto in determinate circostanze, diano spazio ad interviste e chiacchierate circa i propri assistiti. Il loro mestiere è quello di curare gli interessi dei giocatori, magari anche di far cambiare loro casacca per ottenere ingaggi rigonfiati e parcelle più alte. Ma a pochi giorni da Torino-Napoli piuttosto che parlare di futuro, si dovrebbe pensare al presente.
Anche perchè, a pensarci bene, dire che la stagione prossima dipende dalla gara contro i granata è un eufemismo. E quella partita può dire molto sotto il profilo del prestigio e della carriera di ciascuno di loro, perchè giocare o no la Champions, è un qualcosa che muta le sorti del profilo professionale di un calciatore. Concetto che dovrebbe essere ribadito dagli stessi agenti di mercato ai loro assistiti in special modo in questo periodo. Al termine del quale, avranno tutta la facoltà di ritrattare o meno eventuali situazioni contrattuali.
E' il loro lavoro, lo sappiamo bene. Ma talvolta il presidente De Laurentiis tutti torti non ha quando fa riferimento a parole inopportune della classe dei procuratori. Spesso l'errore sta anche in chi ascolta. Le parole degli agenti non di rado finiscono per influenzare l'opinione pubblica e creare instabilità nell'ambiente: resta da capire quanto incidano realmente.
Non è un caso, e non può esserlo, se dopo questa stagione trionfale i vari procuratori stiano iniziando a discutere di rinnovi e possibili destinazioni estere. Nello stesso periodo, non si ricorda tutto questo clamore nella stagione scorsa quando il Napoli concluse in modo meno epico il campionato approdando quinto in classifica all'ultima giornata. C'è un tempo per parlare, e un tempo per giocare e domenica a Torino le chiacchiere staranno a zero.
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