di Chiara Giordano (Twitter: @ChiaraGiordan0)
A quanto pare, Scampia è diventata una parola evergreen, usata in ogni occasione e in qualsiasi momento, anche culinario tra poco, pur di prendere qualche minuto di pubblicità.
Ne è la prova lampante, la scivolata, del giornalista di radio rai 1, che associa gli episodi accaduti a Torino, con Scampia, dove lo stesso dichiara, “Queste violenze sono inaccettabili, non c’è ne vogliano i napoletani ma sembra di essere a Scampia, dove non c’è lo stato e regnano i clan criminali”
Sono nata a Scampia e ci vivo normalmente, non devo, ne dobbiamo aggiungere (siamo delle brave persone) solo per l’etichetta cucitaci addosso, grazie a coloro che su questo quartiere ci lucrano.
Film fiction libri e chi ne ha più ne metta, ignorando il 90 per cento della gente onesta che ci vive, ma che non fa notizia, perché è deleterio per il marketing di spaccio mediatico sul quale si ricavano soldi.
Intanto sottolineo il grande lavoro delle forze dell’ordine fatto in questi anni, affiancato dall’associazionismo pulito che ha fatto di Scampia un altro quartiere, anche se non sono dovute spiegazioni, a tutta quella gente che parla di posti senza neppure conoscerli.
Sui momenti di tensione e violenti di Torino, vorrei ricordare a questo giornalista che dice “lo Stato non c’era come a Scampia” che il 3 Maggio dell’anno scorso, in via Tor di Quinto a Roma, proprio un ragazzo di Scampia ha perso la vita per la mancanza di Forze dell’ordine, questi due episodi non mi pare si siano consumati a Scampia, che aspetta e merita giustizia, per Ciro Esposito!
E proprio da quel giorno, ancora di più, che, la terra chiamata da molti, per audience “Gomorra” (città che viene bruciata da Dio, perché insalvabile) ma che in realtà si chiama SCAMPIA, e che da Dio non è mai stata abbandonata, che sta dimostrando e insegnando, sempre più dignità e compostezza a tutta Italia.