Correva l'anno 1991, era il mese di dicembre. Maradona scontava la squalifica di due anni per essere risultato positivo alla cocaina nei test anti doping, quando venne avvisato dal suo agente, Guillermo Coppola, che un importante signore colombiano era intenzionato a pagarlo una cifra considerevole per esibirsi in un'amichevole con altri giocatori sud americani, tra cui Renè Higuita.
Del resto, Diego in Colombia era già famoso: quando era un ragazzino che faceva impazzire i tifosi con la maglia dell'Argentinos Juniors, lo cercarono addirittura i famosi fratelli Orejuela, signori del cartello di Calì. La loro offerta venne superata dal Barcellona, altrimenti Maradona avrebbe indossato la divisa dell'America, prima squadra del capoluogo colombiano.
Maradona accettò la proposta del suo amico e agente, senza farsi troppe domande. Ma quando arrivò a Medellin e fu scortato in una prigione circondata da centinaia di guardie, le sue certezze traballarono: "Che succede? Vogliono arrestarmi?". Il luogo in cui Diego fu accompagnato porta un nome che in Sud America tutti conoscono: La Catedral, il carcere personale di Pablo Escobar.
Queste le dichiarazioni di allora di Diego Armando Maradona: "Sembrava di essere in un hotel di lusso di Dubai. Fu lì che mi presentarono il signore che mi aveva invitato, chiamandolo El Patron. Io non leggevo i giornali, non guardavo la tv, non ero sicuro di chi fosse. Si dimostrò un uomo molto rispettoso, anche freddo, ma amichevole con me. Mi disse che ammirava il mio calcio, che si identificava con me, perché entrambi eravamo riusciti a trionfare sulla povertà"
Quel pomeriggio il campione argentino partecipò a una partita nel campo privato della prigione: le squadre erano composte dagli uomini di Escobar, da una parte Maradona e dall'altra il famoso portiere Higuita. Finita l'amichevole, gli ospiti vennero ringraziati con una festa che El pibe de oro, a distanza di anni, ricordava ancora bene: "C'erano le ragazze più belle che abbia mai visto nella mia vita, ed eravamo in un carcere! Non ci potevo credere. La mattina dopo fui pagato e lui mi salutò con affetto".