Un tuffo nel passato, di partita in partita. Con sguardo diverso: nostalgico. Questa è Flashback. Qui troverete le dichiarazioni dei protagonisti, quelle più incisive, gli episodi clou. Quelli che hanno fatto anche la storia, ma che è sempre bene rispolverare. Benvenuti.
Una storia infinita, un racconto che parte da lontano. La rivalità tra le tifoserie del Calcio Napoli e dell'Hellas Verona è un qualcosa che nasce da lontano e si protrae nel tempo. Una delle rivalità più accese e sentite del nostro calcio. L'acredine ha radici storiche e culturali che vanno anche oltre al mondo del calcio. In questo clima ostile rientra il triangolo antimeridionale Bergamo-Brescia-Verona. Tutto comincia nel lontano 1961-1962, quando gli azzurri erano in B e affrontarono il Verona. Napoli che rischiava di essere accusato per un illecito messo in atto per vincere la partita. Azzurri salvi anche grazie all'intervento del dirigente Gigino Scuotto e il tutto ricadde su di lui, diventando così un'iniziativa personale. La partita in programma il 27 maggio, fu rinviata a fine campionato, 17 giugno, per un violentissimo temporale e questo aiutò gli azzurri. Gara vinta dagli azzurri (1-0 con gol di Corelli) e squadra promossa proprio a danno del Verona che si classificò ad un punto dal Napoli.
Prima il campo, poi gli sgambetti tra dirigenti, quando nel 1970 Ferlaino, all’epoca non ancora presidente del Napoli ma solo un dirigente, aveva ormai firmato l’accordo col centravanti del Verona Clerici. Arrivato il secco no di Lauro, al timone azzurro, e Ferlaino decise di strappare il contratto dell’attaccante davanti agli occhi del patron del Verona Garonzi che non riuscì più a risolvere i guai economici del proprio club. Un decennio, quello fino agli anni 80, in cui gli azzurri rifilarono sonore batoste ai colleghi gialloblù. Nel 1983 il calciatore brasiliano Dirceu passa dal Verona al Napoli. I veronesi lo salutano così: “Dirceu ora non sei più straniero, Napoli ti ha accolto nel Continente Nero”.
Dirceu
Sempre a proposito di sonore sconfitte è il caso di ricordare il 5-0 (1985-86) impreziosito da un gol speciale e vendicativo di Maradona (Diego l’anno prima era stato umiliato a Verona da un 3-1 al suo esordio in Italia). Il povero Giuliani subì un gol da 45 metri dal Pibe. Tanti gli scontri, purtroppo, tra tifoserie: era il primo anno del Pibe, quando i tifosi azzurri furono accolti nella ridente cittadina veronese dal lancio di piante, anche da persone che nulla centrano con il calcio. Così, per gioco...
Allo stadio Bentegodi si sono sempre sprecati gli orribili striscioni: dal “Vesuvio lavali col fuoco”, al “Napoli colera, la vergogna dell'Italia intera” passando per “Napoletani, stessa fine degli ebrei”. Razzismo allo stato puro che colpì in negativo Maradona e fu uno dei motivi che lo legarono ancora di più al sodalizio partenopeo. L'ennesimo striscione del Bentegodi, “Benvenuti in Italia”, provocò la reazione, quella che è entrata nella storia come la genialata. I tifosi del Napoli srotolarono il più famoso, spiritoso e incisivo striscione mai apparso in uno stadio: “Giulietta è ‘na zoccola”. Le partite fra Verona e Napoli sono questo, compreso le ventimila banane di cartone esposte al San Paolo in curva B, con il giallo e il blu che sono i colori delle maglie veronesi, accompagnate da un'altra offesa shakespeariana: “Romeo è cornuto”. A tutto ciò, almeno spiritosa, arrivò la risposta veronese: “Napoletani figli di Giulietta”. Una guerra verbale, fatta di striscioni, di cori e di sfottò ma a chiunque chiederete, la prima cosa che gli verrà in mente su questa eterna sfida è proprio lo striscione azzurro «Giulietta è ’na zoccola». Ai microfoni di CalcioNapoli24, Gennaro Scarlato ricorda:
“L'astio tra le tifoserie esiste da tempo. Quello striscione è entrato nella storia, è stato un qualcosa di unico. Mi auguro, però, che si possa risolvere al più presto questo problema perchè non è bello assistere a certi cori, non è bello vedere certe spiacevoli situazioni al giorno d'oggi. Non mi riferisco solo alla tifoseria dell'Hellas Verona ma anche a tutte le altre che cantano cori pessimi. Fare ancora queste sciocchezze non ha senso ad una certa età”.
Un altro ex azzurro, napoletano verace, è Ciro Caruso che sempre ai nostri microfoni rivela un altro retroscena:
“Eravamo giovani, la nostra era una squadra vincente del settore giovanile del Napoli. Con me c'era Fabio Cannavaro ma non solo, tanti altri. Andammo a giocare un torneo a Verona ma fummo insultati per tutto il tempo. Ricordo, soprattutto il match con il Real Madrid, fu un qualcosa di non ripetibile. Striscione? La risposta del Napoli è un qualcosa di spettacolare. Mi vantai di essere napoletano. Uscirne in quel modo, con una scherzosità tale da far capire di essere superiore a loro, mi ha reso orgoglioso: è stato dimostrato che con umorismo possiamo arrivare ovunque".
Ma dove nasce l'idea di questa risposta partenopea? Ce lo racconta Gennaro Montuori, oggi giornalista, ma a lungo riferimento della curva B azzurra:
“Nella mia testa non ci sono mai state volontà di litigi con le tifoserie, ho sempre cercato di evitare queste spiacevoli situazioni. Ho avuto anche io degli attriti con altre tifoserie, ma cercavo di evitare la violenza. L'idea di quello striscione nasce da un episodio che riguarda la mia infanzia. Quando eravamo bambini, nel mio quartiere, c'erano due balconi e due amanti che ricordavano Romeo e Giulietta. Ne creammo un coro, una sorta di sfottò. E' da lì che nasce la genialata dello striscione finale. Quello che però non tutti ricordano, è che gli striscioni creati furono due: uno è quello grande che tutti hanno visto, l'altro era uno stendardo con un ragazzo che lo mostrò sotto il settore occupato dai tifosi veronesi”.
Simpatia, divertimento, una risposta unica che a Verona non hanno preso bene, anzi.
Giulietta
I cori non si sono mai fermati, sono sempre continuati, 5 maggio 1997, il Verona segna con De Vitis, la curva del Bentegodi attacca il tormentone, «terroni terroni». Il 17 gennaio 1999 viene restituito il favoro al grido di «Giulietta, t’avevo lasciata zoccola e ti ritrovo puttana». Tra sacro e profano, anche il cardinale Sepe un giorno dichiarò: «Chiedo sempre a San Gennaro di farci vincere 2-0 ma a Verona ci farà vincere 3-1». Anche i santi possono fare uno strappo alla regola se di mezzo c’è questa partita. Ultimamente, si è provato a risolvere la questione, a far si che questo astio potesse finire, tanto da creare una tavola rotonda tra veronesi ed azzurri. Il presidente del coordinamento dei club, Gerardo Cerbone, veronese, ha provato a fare da mediatore. Si voleva discutere di questi problemi ma dalla parte veronese si è deciso di evitare il confronto. E' per questo che poi nasce l'idea di Bandoni, ex calciatore azzurro, che con la sua bici ha percorso chilometri per questa causa. Quel Bandoni che oggi è diventato presidente del Club Napoli Verona, che prima presentava nel nome intero anche la scritta 'Genz' (Giulietta è ‘na zoccola) e che poi è stata rimossa su volontà del presidente stesso.
Violenza ad offese, Napoli ha saputo rispondere con stile. C'è chi soffre per uno sfottò storico ma a chi inneggia al Vesuvio cosa andrebbe detto?
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